Quante volte siamo dati in pasto alla decisione della massa? Ci facciamo influenzare a tal punto che qualcun’altro fa le scelte per noi.
Siamo abituati fin da piccoli, impostati a reagire comunemente agli stimoli del mondo esterno, uniformarci con gli altri. All’asilo e alle elementari abbiamo tutti lo stesso grembiule, studiamo le stesse materie, con le stesse persone e con l’uso degli stessi strumenti. Alle medie e alle superiori devi avere un tuo status symbol, il telefono oggigiorno la fa da padrone, la marca degli abiti che indossi si posiziona appena dopo. Devi appartenere a una certa cerchia di persone. Altrimenti sei lo sfigato di turno.
Neanche in India le caste sono così vincolanti e restrittive.
Dopo aver speso 20 anni di vita con queste limitazioni, ti affacci al mondo degli adulti, pensando di meritare più degli altri per il semplice fatto che ti senti importante. In effetti ti hanno fatto sentire importante, ti hanno riempito di attenzioni, hai sempre visto gente che ce l’ha fatta. Ti hanno insegnato che devi fare la differenza, ma nessuno ti ha insegnato che per farla, devi essere capace di pensare con la tua testa.
Come bravi soldati, pieni di arroganza, sbarchiamo nelle spiagge della vita reale.
Carne da macello.
Tutti i castelli di carta che ci eravamo fatti crollano all’improvviso quando qualcuno ci dice, “non sono d’accordo con te”. Una montagna di detriti sopra alle nostre autostime, 20 anni di perbenismo le hanno salvaguardate da ogni lieve vento che ci avrebbe potuto scompigliare i capelli. Ma la bella vita finisce. Prima o poi.
E adesso, chi ci insegna a rialzarci? Chi ci dirà come fare? Chi seguiremo?
In quel momento avviene la grande scrematura.
L’eroe sarà il primo a uscire allo scoperto, usa la sua testa, prende le decisioni, cadrà molte volte, troverà mine, bombe e proiettili, nella sua strada, ma è un eroe. Ne uscirà con uno zaino di esperienza, un sacco di cicatrici che sfoggerà a chiunque come segno indelebile e inquestionabile della sua riuscita. In questa categoria troviamo molti personaggi ( che ora naturalmente sono famosi) che sono riusciti nella loro impresa.
Il secondo a uscire sarà il furbo, guardando come esce l’eroe, pensando di aver capito il gioco. Copia le mosse dell’eroe coprendosi dietro ai fallimenti di quest’ultimo, non imparando mai come uscire con la sua testa. Senza esperienza, niente cicatrici e nemmeno saprà che a fare i furbi, spesso si ricevono le stesse monete con cui si è pagato. Si chiederà di continuo come mai la sua vita sarà una peripezia infinita di finti successi e vere sconfitte, senza alcuna consistenza. Amo alcuni film di Leonardo di Caprio, proprio perché lui impersona alla perfezione il furbo. La sua punta di diamante: Prendimi se ci riesci.
Ecco è il turno dei miei preferiti, i temerari. Quei pochi, che nella confusione e nel buio, tra le loro macerie, hanno pensato per la prima vita, pianificando e prendendo le loro decisioni, per affrontare il dafarsi. Senza tuffarsi nella mischia, studiano il campo di battaglia, cercano di preventivare le mosse del nemico, pianificano i punti di riparo, lentamente ripescano tra le macerie i pezzi che gli servono per avanzare. Non arrivano al punto di salvataggio indenni, ma sicuramente i temerari sono quelli che sulla bilancia della vita avranno meno perdite, rispetto i guadagni ottenuti.
Poi arrivano gli eterni insicuri, che a volte si fanno guidare dai temerari, per arrivare a destinazione. Altre volte ci arrivano da soli ma non hanno ben chiaro il perché e il come ci siano arrivati. Sono tutte quelle persone che rientrano nella media, conducono un’esistenza piacevole per le limitazioni che sono abituati ad accettare.
Per ultimi, perennemente schiacciati dalle macerie, restano i veri perdenti, e poi ancora più in basso, i perdenti arroganti. I primi piangeranno tutta la vita per le condizioni in cui sono, ma mai e poi mai alzeranno un dito per cercare di cambiare qualcosa. Poi, troveremo coloro che la raccontano lunga ai perdenti ( perché non c’è nessun altro sotto le macerie con loro) di come loro ce l’hanno fatta. Peccato che le loro siano solo seghe mentali, perché a tutti gli effetti sono sotto le macerie fino al collo.
Raccontata così, sembra un po’ Dante, mentre descrive le cerchie dell’inferno, ma ahimè, io non sono bravo come lui, neanche lontanamente. Per ora.
Io faccio l’esame della mia coscienza, la vostra non la conosco, e mi reputo un temerario perennemente insicuro. Perché la vita non è mai bianca o nera, ci sono moltissime scale di grigi che ci accompagnano.
Io sono qui che lentamente cerco di emergere dalle macerie della mia vita, ci provo, con tutte le mie forze, perlomeno.
Ci riusciro? Solo la mia perseveranza e la forza di volontà possono deciderlo.
TU SEI L’UNICA PERSONA A CAPO DELLA TUA VITA, LA SCELTA È TUA.
NESSUN SISTEMA, NESSUNA LIMITAZIONE, NIENTE SCUSE.
Non siamo oggetti con istruzioni annesse al momento della fabbricazione. Ognuno è invitato a farsi un esame di coscienza. Siate umili, per lo meno quando parlate con voi stessi. Nessuno vi può giudicare per quello che pensate.
Se volete avere una vita, dovete fare delle scelte, che vi porteranno a dei problemi a cui darete una soluzione. Si dice che la vita sia difficile, e lo è proprio nel momento in cui lasciamo agli altri le decisioni, le cause. Solo in quel momento ci potremmo rendere conto che a noi arriveranno solo le conseguenze. I problemi.
Nulla è mai perduto del tutto, lottate per cercare la soluzione ai problemi.
Solo lì sarete dei vincenti. E ve ne accorgerete.
Scopri le community su:
Facebook – Youtube – Twitter – Instagram – Tumblr – Pinterest – LinkedIn
L’unione fa la forza!
Alex S.
Grazie a http://www.history.com e http://it.sratim.co.il per le immagini.