Qual è il complimento che ti vorresti sentir dire? Te lo chiedo perché ho una storia da raccontarti: un paio di settimane fa ho conosciuto un ragazzo autistico, non è il primo che incontro, ma è decisamente la persona autistica più normale che io abbia mai conosciuto.
Il tutto è cominciato da una mail che ho ricevuto in cui mi veniva chiesto se so parlare oltre che scrivere, e se avevo un paio di orette per bere un succo insieme, e non avevo motivo per cui dire di no. Mi sono presentato all’appuntamento e dopo le solite domande di rito il ragazzo autistico mi ha chiesto se mi ero accorto del suo disturbo e se questo mi destasse dei problemi, naturalmente mi ero accorto che c’era qualcosa di diverso ma di certo non era un problema e poi mi ha detto questa frase:
“Sai Alex, a me piace essere autistico, perché voi vivete nella vostra scatola, non potete uscire e se ci provate venite isolati, proprio come spesso vengo isolato io. E qui sta la differenza, a me non importa di essere isolato, non mi pesa, non mi da fastidio, e infatti non busso alla vostra scatola per rientrare. Perché a me non interessa rientrare e condividere quella normalità che vi siete imposti, quelle catene che vi legano ai vostri modi di fare!”
Anche se è passata più di una settimana dal mio incontro mi vengono gli occhi lucidi a scrivere le sue parole… vedendo che io ero incapace di rispondere, di parlare, di emettere qualsiasi suono ha continuato:
“Qual è il miglior complimento che vorresti sentirti dire?”
A quel punto ho dovuto distogliere lo sguardo e puntarlo al cielo, i miei occhi erano troppo “lucidi” per continuare ad affrontare la situazione.
“Capisci che anche ora stai cercando di rimanere dentro la scatola? Combatti un tuo stimolo che ti rende unico e straordinario per rimanere nella normalità, la normalità per cui tu non puoi piangere in pubblico davanti ad uno sconosciuto, l’ordinario che ti impone una comunicazione a parole ordinate e controllate, il fatto comune per cui tu non possa baciare un altro uomo, l’usualità imposta che ti rende ogni giorno più normale e meno straordinario, la noiosa abitudine che tanto cerchi di vincere per essere eccezionale, la meravigliosa possibilità di migliorare te stesso per migliorare gli altri”
Ha usato il mio mantra per farmi capire il mio errore, mi sono sentito intrappolato nella scatola che mi sono costruito e ogni sua parola era come una coltellata al mio corpo intrappolato nella scatola. Dovrei forse, ma non mi vergogno a dire che sono crollato.
Dopo mesi che cerco l’eccezionalità e la piena consapevolezza delle mie azioni mi trovo davanti alla realtà che, come tutti gli altri, sono inscatolato anch’io in una gabbia comune, in un pensiero normale che non ha nulla di diverso, nulla di strepitoso o straordinario.
Non aveva ancora finito di infierire:
“Ci sono persone che hanno gli occhi completamente chiusi, come gattini appena nati, per cui non disperare troppo, non sei tra i peggiori, però se vuoi vedere il mondo con occhi nuovi…non puoi usare solamente un paio di occhiali, devi cambiare occhi.
Se vuoi essere straordinario non fermarti ad essere poco più che normale, se vuoi fare quel passo fallo tutto per intero, non fermarti a metà”
Questo articolo è il mio primo passo di apertura verso quella straordinarietà che sto cercando di assimilare, l’altro mezzo passo che mi manca per uscire dalla scatola, questo mio articolo è soprattutto per ringraziare quel ragazzo che mi ha reso un po’ più consapevole della realtà vera (non quella che ci costruiamo).
E naturalmente, il minimo che io possa fare è raccontarti questa esperienza veramente straordinaria (anche perché neanche il Re Leone mi fa venire gli occhi) nella speranza che tutti insieme riusciamo ad aprire gli occhi, oppure toglierci gli occhiali e meglio ancora cambiare occhi con cui guardiamo il mondo.
Cercando di puntare allo straordinario, all’eccezionale, allo strepitoso che c’è lì fuori, smettendo di vivere nelle nostre scatole normali.
Non mi resta altro che ringraziare in modo straordinario Luca augurandovi di incontrarlo per un succo di frutta.
Alex Sebastianutti